30.10.2023
La Corte d’appello del TPF conferma la condanna di primo grado dell’ex-gestore patrimoniale italiano, per aver commesso malversazioni a danno di clienti bancari svizzeri e italiani per un importo di diversi milioni di euro e pronuncia una pena detentiva parzialmente sospesa (CA.2022.24)



La Corte d’appello del Tribunale penale federale conferma – per quanto ancora impugnate – le condanne di primo grado concernenti l’imputato principale, un ex gestore patrimoniale italiano, per amministrazione infedele e falsità in documenti in relazione a 73 capi d’accusa, mentre per 2 capi d’accusa concernenti lo stesso complesso fattuale (truffa / falsità in documenti) pronuncia un’assoluzione in dubio pro reo. Di conseguenza, nei confronti dell’imputato principale viene pronunciata una pena detentiva leggermente ridotta a 30 mesi, di cui 6 mesi da eseguire (con un periodo di prova di 2 anni). I due coimputati hanno dichiarato il ritiro del loro appello poco prima, rispettivamente nel corso dei dibattimenti d’appello.

Premessa / accusa
La sentenza CA.2022.24 del 27 ottobre 2023 concerne gli appelli dell’imputato principale e di un’accusatrice privata contro la sentenza della Corte penale SK.2020.27 del 4 febbraio 2022. Gli appelli del secondo e terzo imputato sono stati ritirati poco prima, rispettivamente nel corso dei dibattimenti d’appello. Secondo l’atto d’accusa presentato dinanzi alla prima istanza, il Ministero pubblico della Confederazione aveva chiesto la condanna dell’imputato principale a una pena detentiva di 4 anni per amministrazione infedele, truffa e falsità in documenti per un totale di 197 capi d’accusa. L’accusa gli contesta di aver commesso, in qualità di gestore patrimoniale esterno di una banca svizzera nel frattempo fallita – in parte in complicità con il secondo e terzo imputato – malversazioni a danno di clienti bancari svizzeri e italiani per un ammontare di diversi milioni di euro, effettuando numerosi investimenti inutili e altamente rischiosi, contrari agli interessi dei clienti bancari – con l’obiettivo di incassare lui stesso le retrocessioni a loro dovute e di arricchirsi indebitamente. Per quanto concerne due importanti clienti italiani, in Italia (Roma / Napoli) erano già in corso delle indagini nei confronti dell’imputato principale e del terzo imputato nello stesso contesto per appropriazione indebita. Tali indagini hanno portato in entrambi i casi a delle condanne in prima istanza, che tuttavia sono state impugnate dalle persone interessate con appello.

Sentenza di prima istanza (SK.2020.27)
Con sentenza SK.2020.27 del 4 febbraio 2022, la Corte penale del Tribunale penale federale ha riconosciuto l’imputato principale, un cittadino italiano oggi 60enne, autore colpevole di amministrazione infedele, truffa e falsità in documenti per un totale di 152 capi d’accusa. Per 36 capi d’accusa l’imputato è stato assolto, mentre per 9 capi d’accusa il procedimento è stato abbandonato per intervenuta prescrizione. Nel complesso, è stata pronunciata una pena detentiva parzialmente sospesa di 3 anni (di cui 12 mesi da eseguire, con un periodo di prova di 2 anni), sono state riconosciute pretese civili degli accusatori privati per un importo di circa 1,7 milioni di euro (per il resto è stato disposto il rinvio al foro civile) e l’imputato principale è stato condannato al pagamento di un risarcimento equivalente a favore della Confederazione di complessivi CHF 100'000.-. Nei casi in cui non sono state pronunciate né assoluzioni né abbandoni del procedimento, la Corte penale ha riconosciuto, conformemente all’accusa, che l’imputato principale ha effettuato investimenti ad alto rischio contrari al mandato e agli interessi dei clienti bancari, con l’intento di arricchirsi indebitamente, in particolare incassando retrocessioni a loro dovute. La posizione dell’imputato, secondo cui gli investimenti ad alto rischio sarebbero stati effettuati nell’interesse dei clienti e con il loro consenso, non è stata ritenuta credibile dal tribunale.

Sentenza d’appello (CA.2022.24)
Nell’ambito dei dibattimenti d’appello, l’imputato principale ha dichiarato il ritiro del suo appello per diversi capi d’accusa, in particolare in relazione alla riscossione delle retrocessioni che spettavano ai clienti. Gli altri due coimputati hanno dichiarato il ritiro del loro appello poco prima, rispettivamente nel corso dei dibattimenti d’appello. Con sentenza CA.2022.24 del 27 ottobre 2023, la Corte d’appello del Tribunale penale federale conferma le condanne di primo grado – per quanto ancora impugnate e oggetto del procedimento – per amministrazione infedele e falsità in documenti in relazione a 73 capi d’accusa e per soli 2 capi d’accusa concernenti lo stesso complesso fattuale (truffa / falsità in documenti) pronuncia un’assoluzione in dubio pro reo. Conferma la fissazione di prima istanza del risarcimento equivalente e il riconoscimento delle pretese civili degli accusatori privati. Come la prima istanza, anche la Corte d’appello ritiene che gli investimenti ad alto rischio effettuati non fossero nell’interesse dei clienti bancari e che il presunto consenso di questi ultimi non fosse accertato. Di conseguenza, una pena detentiva leggermente ridotta a 30 mesi, di cui 6 mesi da eseguire (periodo di prova: 2 anni) è considerata adeguata. L’appello dell’accusatrice privata viene dichiarato irricevibile per motivi formali.

Questa sentenza può essere oggetto di ricorso al Tribunale federale entro 30 giorni dalla notificazione del testo integrale della decisione. Per l’imputato (l’accusato) continua a valere la presunzione d’innocenza.

Allegato: Dispositivo CA.2022.24 del 27 ottobre 2023

Contatto:
Estelle de Luze, addetta stampa, presse@bstger.ch, tel. 058 480 68 68





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